Possibili risparmi con terapia mirata dell'ictus

ADNKronos Salute 8 Giu 2015
    
Roma, 8 giu. (AdnKronos Salute) - Ogni minuto nel cervello di una persona colpita da ictus muoiono 2 milioni di neuroni. Cellule che si spengono, senza riaccendersi più. Anche solo questo dato aiuta a comprendere l'impatto di un simile evento: l'ictus è la prima causa di disabilità al mondo. "Assicurando una trombolisi adeguata a tutti i pazienti per cui questa terapia sarebbe indicata, si potrebbero risparmiare circa 50 milioni di euro in tre anni". Lo spiega all'Adnkronos Salute Marco Chiumente, farmacista ospedaliero e componente del coordinamento scientifico Sifact, Società italiana farmacia clinica e terapia, fra gli autori di uno studio italiano pubblicato su 'International Journal of Stroke' che sarà presentato al prossimo congresso Sin (Società italiana di neurologia), in programma a Genova ad ottobre.

In Italia, secondo i dati del ministero della Salute, l'ictus è la terza causa di morte dopo le malattie ischemiche del cuore e le neoplasie; è responsabile del 10-12% di tutti i decessi per anno e rappresenta la prima causa di invalidità. Ogni anno si verificano in Italia circa 196.000 ictus, di cui il 20% sono recidive. Il 10-20% delle persone colpite da ictus cerebrale muore entro un mese e un altro 10% entro il primo anno dall'evento. Solo il 25% dei sopravvissuti ad un ictus guarisce completamente; il 75% sopravvive con una qualche forma di disabilità, e di questi la metà è portatore di un deficit così grave da perdere l'autosufficienza.

L'ictus può essere ischemico o emorragico. Il primo si verifica quando le arterie cerebrali vengono ostruite dalla graduale formazione di una placca aterosclerotica o da un coagulo di sangue. Il secondo quando un'arteria del cervello si rompe, provocando così un'emorragia intracerebrale (questa forma rappresenta il 13% di tutti gli ictus) o caratterizzata dalla presenza di sangue nello spazio sub-aracnoideo (circa il 3%).

In caso di ictus "bisogna intervenire il prima possibile per evitare importanti danni permanenti - ricorda Chiumente - Ebbene, il nostro obiettivo era capire cosa accade ai pazienti con ictus ischemico trattati con una terapia trombolitica tempestiva, un approccio che deve essere attuato entro 4 ore e mezza dall'evento, non oltre. Confrontandoli poi con quelli non trattati. Abbiamo poi ipotizzato di trattare tutti i pazienti con ictus ischemico eleggibili alla terapia, realizzando un modello economico che teneva conto della media dei costi dei pazienti trattati e di quelli non trattati, ma anche dell'evoluzione delle loro condizioni nel corso dei primi mesi e del loro monitoraggio per tre anni".

Ebbene, in questo lasso di tempo, assicura il ricercatore, trattando tutti i malati che hanno le caratteristiche per ricevere questa terapia si arriverebbe a risparmiare 50 mln di euro. Ma di che numeri parliamo? "Noi abbiamo tenuto conto di 3.174 pazienti trattati in un anno, il 2013. Certo, la trombolisi non è un terapia per tutti - precisa - a causa dell'elemento tempo. E non si può fare ovunque, perché si tratta di una metodica non priva di rischi: se il farmaco venisse somministrato, per errore, in un ictus emorragico e non ischemico, aumenterebbe l'emorragia. Dunque occorrono esami diagnostici ad hoc".

Secondo l'esperto, "nonostante il suo impatto sulla salute pubblica l'ictus è una malattia cui non viene dato il peso che merita, anche nell'informazione ai pazienti. Risultato? Molti riconoscono i segni spia di un infarto, ma sono pochi quelli che saprebbero descrivere i sintomi di un ictus", conclude.

 

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